TEATRO DELLA POTENZA

Quest'anno ho scelto un indirizzo, un filo conduttore che ci porterà con gli allievi del laboratorio a produrre uno spettacolo a giugno 2011. Scriverò io stesso questo spettacolo che nascerà attraverso la ricerca sviluppatasi durante l'anno. Il tema è: IL BOSCO. 

Vi sono, tra altri, due autori che faranno da guida nascosta a questa ricerca, sono Shakespeare e Kafka.

 

IL BOSCO

 

Partiamo dalla strega che è simbolo della Madre Natura che mette al mondo i suoi figli per poi reinglobarli nella morte, nel buio, nel caos, nell'indifferenziazione, nella simbiosi in cui non esiste individualità, ma dove tutto è mescolato senza discernimento. La strega, vive nel bosco buio dell'inconscio. Ha al suo servizio animali, le selvagge energie indifferenziate e non umanizzate dell'inconscio, è cieca, non può comunicare appieno con la realtà esterna, è dunque rivolta a un mondo interiore buio e segreto.

 

Nell'immaginario comune, attorno all'immagine del bosco si coagula una serie di connotati e suggestioni tutto sommato simili e comuni, che spaziano fra un'idea positiva, quella di contesto ambientale rigoglioso, brulicante di vita e incontaminato, gradevole e riposante, e un'idea negativa, di luogo oscuro e misterioso, di entità impenetrabile, inquietante, ostile. Il minimo comun denominatore di queste due visioni polari è rappresentato dalla percezione che l'intrico spontaneo e naturale delle formazioni boschive è l'esatto contrario della realtà organizzata dello spazio costruito e urbanizzato, dettato dalla ragione e dunque da essa perfettamente decodificabile e dominabile.

 

All'origine delle due visioni del bosco sta, evidentemente, la duplice concezione, caratteristica del pensiero occidentale, della natura "benigna" o, al contrario, "matrigna". Nell'ambito della nostra tradizione letteraria, andando per linee molto generali e semplificando, si può affermare che al modello della natura matrigna è riconducibile il topos del bosco come luogo dello smarrimento e dell'ignoto, universo rovesciato, metafora dell'assenza di regole o norme comuni.

 

Anche il bosco della tradizione fiabesca, è individuato come lo spazio estraneo e potenzialmente ostile in cui si compie l'allontanamento dell'eroe da casa. Al contrario, il modello positivo è alla base dell'idealizzazione della natura, intesa come spazio armonioso e incontaminato, cui si accompagna spesso la reinterpretazione in chiave benevola e antropomorfica del mondo animale. La duplice valenza simbolica e letteraria del bosco nell'immaginario costituisce l'esito di un processo di stratificazione di significati e concezioni affini e convergenti, ma di matrice diversa.

 

Le innate potenzialità associative degli uomini si compiono pienamente solo entro i confini delimitati, protetti e adeguatamente regolati della polis (città o villaggio). La polis: cioè lo spazio sottratto alla natura selvaggia, occupato, edificato e sfruttato secondo criteri (materiali e simbolici) unicamente funzionali alla comunità stessa.