Nel 1929 lo scrittore portoghese Fernando Pessoa scriveva :

« Il fado non è né allegro né triste, è la stanchezza dell'anima forte, l'occhiata di disprezzo del Portogallo a quel Dio cui ha creduto e che poi l'ha abbandonato: nel fado gli Dei ritornano, legittimi e lontani... »

 

         Ogni sera alle cinque, da trent’anni, un uomo va a sedersi alla terrazza di un bar di fronte all’oceano atlantico, in un ipotetico Portogallo. Vieni lì ad aspettare un’amico che puntualmente da trent’anni arriva. Sono amici sin dall’infanzia, Carmelo e Joan. Carmelo aspetta e Joan arriva sempre. Poi verso sera, tutte le sere, quando hanno bevuto una certa dose di anice, Joan porta Carmelo verso un precipizio a strapiombo sull’oceano. Da quel promontorio Joan evoca gli Dei, riaccende in infuocate visioni la cultura greca, la culla della tragedia. Tornano con lui a danzare i sileni, sfilano sui coturni gli attori-eroi antichi, ritorna dalla più remota memoria Dioniso e con lui l’uomo, figlio perduto della natura, torna il prediletto, l’uomo non è più artista, è divenuto opera d’arte, fra i brividi dell’ebbrezza si rivela il potere artistico dell’intera natura. Nell’estasi di queste visioni Carmelo tutte le notti aspetta l’Alba di Federico, quell’alba che Joan gli promette sempre e che non arriva...

         Una sera però, alle cinque, dopo trent’anni Joan non arriva più. Chi è veramente Joan, cos’è quell’Alba di Federico che aspetta sempre? Carmelo finirà per svelarlo in una tremenda confessione finale.

 

Nella cornice di un Portogallo immaginario, vibra la possente e bellissima voce di Amalia Rodrigues che diceva, più semplicemente di Pessoa, che il fado "è destino" (dal termine latino fatum, fato). Da qui il fatalismo, la melanconia e la saudade – una forma sublimata di nostalgia che fa emergere un sentimento "cosmico". Il fado avvolge questa storia come un manto malinconico, all’interno di quel manto però riposa assopito un formidabile umano, Friedrich Nietzsche!

E’ a partire dell'opera prima di Nietzsche che nasce questo spettacolo: “La nascita della tragedia”. La sua prosa lirica esplode nella bocca del personaggio Joan, che si lancia in alcuni soliloqui assoluti della prosa Nietzchiana.....”E cosi l’osservatore può rimanere profondamente colpito davanti a questa fantastica dovizia di vita, per domandarsi con quale filtro magico in corpo questi uomini presuntuosi potessero aver goduto la vita, al punto che, dovunque guardassero, rideva loro incontro Elena, la dolce immagine ideale della loro esistenza, fluttuante in dolce sensualità.” Quel mondo greco che fu la culla assoluta dell’occidente e del suo pensiero, esplode sulla scena attraverso le parole del filosofo tedesco. Aspettiamo dunque l’Alba di Federico!

 

Scritto e diretto da Jean-Pierre Lozano

Con: Jean-Pierre Lozano

         Paolo Salomone

Suoni e luci: Luca Pagani.

Produzione 2010-11.